Gastronomia

La cucina castelnovese è uno specchio fedele di una terra ricca di tradizione e sapori: l'Emilia, a tutti nota per piatti tipici e prodotti ancora oggi profondamente legati alla tradizione locale.

Descrizione

Spicca fra tutti i prodotti il Parmigiano Reggiano per un assaggio del quale è d'obbligo la visita ad una delle latterie del territorio.
I primi piatti offrono una vasta gamma di scelta: i tortelli verdi e di zucca, i cappelletti in brodo, le lasagne, le tagliatelle al ragù, i maltagliati coi fagioli, i gnocchi di patate. Fra i secondi piatti il classico bollito con salsa verde, zampone o cotechino con fagioli o purè, coniglio e pollo alla cacciatora.
Nelle sagre e nelle fiere i salumi ed il lambrusco, tipico vino emiliano, accompagnano lo "gnocco" e l'erbazzone reggiano.
Tra i dolci tipici: i tortellini natalizi, fritti o cotti al forno con il loro squisito ripieno amalgamato di marmellate, noci o sassolino; gli intrigoni o chiacchiere (nel periodo carnevalesco), la spongata e il nocino, il liquore per eccellenza di questa terra di cui ogni anziana signora possiede una ricetta esclusiva.
Non è difficile, passando per Castelnovo in occasione delle fiere o del Carnevale, imbattersi in un assaggio occasionale di alcuni di questi appetitosi piatti.

Ed ecco, di seguito, alcune tra le più tipiche e antiche ricette Castelnovesi: la saba, il savoret e il blisgon.
 
La "saba"

Si prende del mosto d'uva appena pigiata e lo si porta ad ebollizione a fuoco lento. Si toglie la schiuma che si forma con un mestolo o, meglio, con un colino. Effettuata la schiumatura, si aggiungono 3 o 4 noci intere ogni 5 litri di mosto. Lasciare bollire sempre a fuoco lento fino a quando il liquido si sarà ridotto ad 1/3 della quantità iniziale.
Zona tipica della saba era considerata la frazione di Cogruzzo, tant'è che gli abitanti della frazione venivano chiamati "i saber".
 
Il "savoret"

Si prende del mosto d'uva appena pigiata, come per la saba. Si toglie la schiuma, ed una volta schiumato si aggiungono pezzetti di mele di qualsiasi tipo, mele cotogne (in quantità doppia rispetto alle altre mele), pere e un po' di zucca. I pezzi di frutta devono rimanere interi. Se lo si preferisce un po' dolce si aggiunge 1 Kg di zucchero per 5 litri di mosto. Si mescola il tutto fino a quando si presume che lo zucchero si sia sciolto e lo si porta ad ebollizione lenta. Raggiunta l'ebollizione non va più mescolato altrimenti si attacca al fondo. Lasciare bollire fino a quando sia raggiunta una densità abbastanza consistente. Lasciare quindi raffreddare e rassodare.
 
Il "blisgon"

Erano considerati i tortelli dei poveri, ma allo stesso tempo potevano essere presentati anche come dolce.
Si fanno bollire delle castagne secche pelate. Dopo la cottura si prepara un impasto con le castagne ed il savoret. Se l'impasto risulta troppo molle si aggiunge un po' di pane grattugiato. Si prepara a parte la sfoglia come per i tortelli di zucca o di bietole, quindi si fanno i tortelli con l'impasto ottenuto in precedenza e si mettono a cuocere. Si prende una terrina, si bagna il fondo con la saba e si passa una spolverata di pane grattugiato. Si forma uno strato di tortelli, quindi di nuovo una passata di saba e di pane grattugiato; poi un altro strato di tortelli e così via alternando sempre i tortelli con la saba ed il pane grattugiato.

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Pagina aggiornata il 23/10/2024